Day & Night, un film sulla TransAtlantic Way 2018
“Day & Night” è un film di Ben Page, supportato da Apidura, 7mesh e Canyon. Il film segue due corridori molto diversi, Bjorn Lenhard e Tomy Mulledy, mentre affrontano la TransAtlantic Way Race 2018.
Crudo e autentico, ricco di emozioni e caratterizzato da paesaggi mozzafiato e diversità di partecipanti, “Day & Night” è una celebrazione del bikepacking e delle corse su strada unsupported su lunghe distanze.
Ecco il film completo:
Gare come la TAW sono uno sport definito dai suoi contrasti: tra felicità e abbattimento; tra gioia e dolore; tra movimento e riposo; tra notte e giorno; tra il conosciuto e l’ignoto. E, come tutto il resto, i corridori che partecipano a queste gare sono caratterizzati da personalità e background contrastanti, come si vede nel film.
Björn Lenhard è il detentore del titolo, il vincitore 2017 della TransAtlantic Way Race, un uomo che incarna la forza e l’attenzione ai dettagli necessari per vincere un evento del genere. Tomy Mulledy Garcia è un novizio nelle “ultra”, con un lavoro di un giorno come corriere in bici a Londra e un debole per l’avventura.
Entrambi sono ugualmente impegnati ed entusiasti nella prospettiva di percorrere 2.500km sulle coste Irlandesi, ma il loro background e i loro obbiettivi sono diversi.
Ecco un intervista al regista, Ben Page.
Ben, come sono Tomy e Bjorn? È stato divertente dar vita ai loro personaggi nel film?
Non avrei potuto immaginare due personaggi più contrastanti, ma ugualmente stimolanti, da filmare. Tomy è un giovane, selvaggio e bizzarro corriere che sta affrontando la sua prima gara ultra e Bjorn è un corridore di ultra-endurance con esperienza. Partecipa a queste gare durante le sue vacanze ed è ampiamente considerato uno dei migliori di questo sport. Entrambi erano davvero disposti ad aprirsi alla telecamera e mi hanno permesso di filmare alcuni momenti abbastanza intimi e personali che hanno reso il film quello che è.
Sapevi su che tipo di storie avresti messo a fuoco prima di arrivare sulla linea di partenza?
Oltre a conoscere Bjorn e Tomy attraverso alcune brevi interviste che abbiamo fatto in precedenza, non ero sicuro di cosa sarebbe successo, questa è la natura del film! Sapevo di dovermi concentrare sulle loro esperienze individuali. Tomy era un rider piuttosto ingenuo che stava entrando in gara con poche aspettative sulla sua performance, e forse anche sottovalutandone la difficoltà. Nel frattempo Bjorn, la “vecchia volpe”, sapeva esattamente cosa avrebbe comportato la gara. Queste due esperienze contrastano bene l’una con l’altra e quindi ho voluto catturare il modo in cui ciascuna persona reagiva a eventi simili che si presentavano lungo la loro gara.
Come hai tenuto traccia dei corridori mentre eri in viaggio?
Questa è stata una delle maggiori preoccupazioni per la gara perché sapevo che avrei dovuto dividere il mio tempo tra i due ragazzi per catturare le loro storie. Per fortuna sono stato in grado di tenere traccia dei loro progressi attraverso DotWatcher, che offriva un monitoraggio in tempo reale di ciascuno dei concorrenti.
Come hai gestito il tempo guida-sonno per tenere il passo con gli eventi e le riprese?
Per avere il maggior numero possibile di riprese della gara, ho praticamente adottato lo stesso comportamento dei partecipanti, il che non è stato semplice con Bjorn! Sapevo che gli eventi tra di loro si sarebbero svolti simultaneamente, ma in luoghi molto distanti. Naturalmente, spesso i rider non sanno quando accadono eventi chiave nel corso della giornata, quindi è successo spesso che io seguissi Tomy di giorno e poi proseguissi per trovare Bjorn centinaia di chilometri più avanti lungo il percorso, di notte.
È stato difficile vedere i ciclisti potenzialmente in difficoltà, ma non essere in grado di aiutarli?
Sì, certo, soprattutto quando Tomy aveva difficoltà verso la fine della sua gara. C’era una regola severa che affermava che non potevo aiutare in alcun modo. Allo stesso modo, vedere l’esasperazione di Bjorn nel dover affrontare un benzinaio nel bel mezzo della notte per procurarsi del cibo mi ha reso piuttosto consapevole del valore che possono avere degli snack (specie considerando la quantità che avevo accanto a me, seduto in macchina).
Com’è stato lavorare da regista con un’ambientazione del genere?
È magnifico, e giustamente ‘selvaggio’. Non ero mai stato sulla costa occidentale dell’Irlanda prima, ma ne sono rimasto davvero sconvolto da quanto fosse autentico, bello e rurale. Come cineasta, tuttavia, era sia una benedizione che una maledizione. Volevo che il film fosse fortemente incentrato sulle storie dei due piloti e sulla cruda esperienza di partecipare a una di queste gare, senza mai ricadere nel paesaggio, cosa non facile visto ciò da cui ero circondato. Alla fine, gran parte del girato del percorso è stato lasciato fuori per garantire che il film fosse una vera e propria esposizione di tutte le esperienze di Tomy e Bjorn.
Qual è stata la parte più inaspettata del tentativo di filmare una gara di bikepacking?
Probabilmente quanto il mio programma sia stato ri-modellato dalla routine di Bjorn. Lui non riposa, non si ferma, ha bisogno appena appena di dormire.
Avendo trascorso 3 anni di bikepacking in giro per il mondo, hai chiaramente fatto molto da solo. Questo progetto ti ha spinto a provare una gara?
Certamente. È stata la mia prima volta a una gara di bikepacking, e ho scoperto che il mix di cameratismo, sfida con se stessi e gioiosa assurdità dell’intera faccenda mi si adattava bene. Ho sicuramente lasciato l’esperienza realizzando che mi piacerebbe essere un partecipante a un evento simile un giorno, presto.
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