Un'esperienza padre-figlio in tandem sul percorso Sibillini Bikepacking, raccontata da Fabio Barboni. Leggi l'articolo, guarda le foto e consulta la traccia.
“La felicità è reale se condivisa!” Questo aforisma di Tolstoj reso celebre dal film “Into the wild” e anche un pò abusato è però il sunto di questa esperienza che desideravo vivere da tempo, ossia fare un piccolo viaggio in bicicletta con mio figlio.
Personalmente sono avvicinato al mondo del ciclismo tardi, a trent’anni, non tanto per competere e gareggiare quanto per andare sulle cime di quelle montagne intorno casa che ogni giorno nel tragitto casa lavoro mi passavano davanti mutevoli nei colori delle stagioni, sempre diverse ma sempre troppo uguali da quella distanza come uno sfondo in due dimensioni dei vecchi videogiochi in parallasse degli anni 80.
Da qui i primi giri per le montagne intorno casa poi piano piano le prime escursioni sui Sibillini poi le Alpi, la Spagna, il Sud America, l’Islanda e qualche altro paese europeo….
Dopo migliaia di km da solo e con amici sempre diversi sentivo il bisogno di condividere con mio figlio almeno in parte questa esperienza, unico problema la differenza d’età, 34 anni.
Aspettare avrebbe significato perdere tempo e ridurre la finestra in cui io sarei stato ancora un minimo competitivo e contemporaneamente lui disposto a lasciare amici, impegni, fidanzata e quanto altro la vita di bello spero gli riserverà per far contento suo padre.
Come fare? Tirarlo dietro con una corda approfittando della mia fisicità, possibile per 20/30 km senza troppo dislivello e bagagli come provato più volte nei giri intorno casa era possibile ma poco divertente, quindi la soluzione più logica era affidarsi alla tecnologia.
E la tecnologia a cui ho deciso di affidarmi è stato un E-Tandem modello Samedì Moustache usato preso ad un buon prezzo da un noleggio a 20 metri dalla Madonna Del Ghisallo.
La scelta del Tandem è stata dettata da due esigenze specifiche: avere un mezzo che potesse “crescere” con mio figlio fintanto che non diventerà autosufficiente, ma sopratutto ridurre i rischi di condurre un minore su strade trafficate e un domani comunque poterlo usare con un amico o con mia moglie.
Dopo un po’ di prove su strada e fuori strada, il tandem richiede una certa capacità di guida che comunque si acquisisce in breve, decido di partire prima dell’arrivo dell’inverno per una cosiddetta “overnight” sui Sibillini, sfruttando un tracciato che conosco molto bene: il percorso permanente del Sibillini-bikepacking. Questo tracciato mi avrebbe permesso in caso di stanchezza del piccolo bikepacker di poter tornare alla base senza troppi problemi, perché avevo testato tutto tranne la durata di Filippo sulla lunga distanza.
Allestire il tandem per un viaggio di due giorni è stata comunque una bella esperienza poiché si hanno a disposizione più o meno gli stessi spazi utili di una bicicletta singola da sfruttare per fare fronte alla necessità bagagli per due persone.
Oggettivamente usare un setup di borse da bikepacking puro potrebbe essere possibile per una giro estivo e senza necessità di portare troppo cibo, ma già inserire due sacchi a pelo due materassini ultraleggeri e i cambi per la notte richiede troppo volume.
Ho optato quindi per un allestimento ibrido usando due borse da telaio Miss Grape che fortunatamente si sono adattate al telaio del Tandem, anche con gli ingombri delle batterie, e ho riadattato una Borsa Miss Grape da sotto-sella sul rack posteriore. Mi sono affidato a due Bud, sempre Miss Grape, per le borracce da un litro e infine due panniers Ortlieb della linea ultraleggera Bikepacking nella parte posteriore.
Va detto che avrei avuto anche altro spazio sui foderi anteriori e al manubrio: considerando che con questo assetto sono riuscito a farci stare tutto il necessario, per la notte, cioè un cambio a testa, una tenda da due posti, due sacchi a pelo, due materassini Ultralight, attrezzi, camere d’aria, un drone e il carica batterie posso dire senza dubbio di smentita che un viaggio di 1200 km in terra ostile è senza dubbio possibile in tandem assistito pur pianificando postazioni di ricarica ogni 100/120 km per 2500/3000 metri di dislivello.
Il caricabatterie era necessario: rimaneva l’incognita batterie essendo il giro di circa 150 km per 4200 metri di dislivello.
Non sapevo se le due batterie da 500 W mi avrebbero permesso di affrontare tutto quel dislivello. Ho effettuato quindi delle prove su brevi tratti e ho capito che il tandem può andare praticamente spento senza grossa fatica su strade fino al 2-3% di pendenza e che con il motore in modalità eco permette di affrontare bene salite fino al 12%. Al di sopra di questa percentuale bisogna salire di potenza.
In modalità Eco avevo affrontato con una carica in più uscite oltre 200 km con 3.000 metri di dislivello tuttavia qui ci sarebbero state salite più impegnative e lunghe, i bagagli, e la stanchezza.
Ad ogni modo sfruttando l’Ottobrata eccezionale del 2022 siamo a Visso ore 8 del mattino pronti a partire. Mi unisco per l’occasione al mio amico e guida turistica Alberto Bruschi di Valmatrek ed un suo Cliente Giovanni alla sua prima esperienza in Bikepacking: i primi 5 km verso Ussita sono di prova carico e in falso piano in salita, tutto procede bene il morale è alto, Filippo sente un pò freddo ma ci fermiamo per una bella pausa caffè a Ussita prima di iniziare a fare sul serio.
Da Ussita inizia il divertimento si parte subito con la salita più impegnativa per lunghezza e pendenza di tutto il giro che conduce fino alla Val Di Panico. Il tandem va alla grande nonostante la pendenza in alcuni punti superi il 15% . La bici sale benissimo e scendo solo in un tratto molto smosso che ho difficoltà ad affrontare con qualsiasi bici salvo la Fat bike.
Dopo un’ora siamo alle pendici del Monte Bove Nord e ammiriamo il Rifugio del Fargno, situato sul passo carrabile più alto delle Marche che sarà la nostra meta per il pranzo.
Dalla Val di Panico scendiamo a Casali e risaliamo veloci fino ai Piani di Pao dove ci concediamo un bel panino e un panorama stupendo.
Filippo tiene botta_ saliamo al Fargno che è passata l’una, non pranziamo ma prendiamo solo un caffé d’orzo con foto di rito e scendiamo a Pintura. Il tandem è uno schiacciasassi con ruote da 27,5 da 2.5 e forcella da 140: agile e divertente in discese anche un pò tecniche.
A Pintura siamo ospiti dello Z Chalet, per me un po’ troppo tedesco quanto a interior design e musica House che pompa e rovina l’armonia tipica dei luoghi, ma piace ai Giovani, ai motociclisti e merenderos con Suv da mille mila euro.
Filippo inizia a perdere colpi, qui inizia la psicologia paterna del manca poco. In realtà sudo freddo perché dobbiamo ancora arrivare al Rifugio Altino di Montemonaco, non vicinissimo, e prima ci aspetta una lunga discesa fino ad Amandola. Da lì iniziando dei saliscendi fino ad Altino e qui devo tenere duro perché abbiamo superato il punto di non ritorno e si può solo proseguire.
Arriviamo ad Altino con il favore della notte: Filippo ha fatto il battesimo del fuoco con circa 70 km per 2800 metri di dislivello e circa 10 ore in sella. Ad ogni modo ogni lamentela scompare difronte al piatto di tagliatelle ai funghi e all’eccitazione di dormire in tenda: approfittiamo però del gazebo del rifugio, molto accogliente, risparmiando tempo per montaggio e smontaggio.
Approfitto del rifugio pure per ricaricare le batterie: il giorno dopo avremo un lungo tratto da affrontare con pendenze impegnative e conoscendo il sentiero dei mietitori credo pure che dovrò spingere.
Ore sei facciamo colazione ancora al buio. Filippo dorme beato nel suo sacco a pelo, intanto che attendo che faccia giorno ne approfitto per fare due passi per il paese fantasma, colpito dallo spopolamento tipico delle zone montane dell’entroterra appenninico e dal terremoto che ha allontanato gli ultimi anziani abitanti.
In queste zone resistono solo in pochi: uno di loro è il proprietario del Rifugio Altino che con il figlio gestisce questa attività come secondo lavoro con il solo scopo della difesa del territorio e della tradizione. Lo si capisce dai prezzi che applica e dall’amore con cui parla di questa sua terra. Speriamo di vederlo tornare al suo antico splendore nella Cascina in pietra con le balconate in legno.
Ore 7.00 spuntano i primi raggi di sole, ore 8 siamo pronti a partire. Il sentiero dei mietitori con i suoi tratti tecnici mette un po’ alla prova il Magic Tandem e siamo costretti in un paio di punti a spingere: fidatevi non è facile tirare su 50kg di bici per scarpate al 23%. Ad ogni modo sono solo due tratti che ci costringono ad andare a piedi: il resto è tutto molto semplice e attivando le modalità più potenti riesco a superare il 90% delle rampe.
Sento che l’assistenza di Filippo viene meno rispetto al giorno precedente ma non dico niente, già solo che non si lamenti della stanchezza ma che piuttosto sia galvanizzato dall’esperienza sono una ricompensa sufficiente al piccolo sforzo aggiuntivo che devo fare per avanzare. Il motore potrebbe aiutare ma va centellinato, salire fino ai piani di Castelluccio richiede impegno.
Dopo due ore lasciamo il sentiero dei mietitori poco sotto il Monte Vettore. Non proseguiamo fino alla fine poiché il tratto risente ancora del terremoto e delle frane che ancora ne ostruiscono il passaggio. Niente che non sia insuperabile a piedi o con bici scariche ma con bagagli, il tandem e un bambino di 10 anni meglio perdere 200 metri di dislivello e salire per la strada ordinaria che conduce sino a Forca di Presta.
Forca di presta è l’accesso dal lato Sud ai piani, da lì si può salire ancora per raggiungere a piedi, o come si faceva un tempo bici in spalla, la cima del Vettore, ma è anche la fine della salita più lunga di questa seconda giornata tanto che siamo già quasi a 800 metri dislivello positivo accumulato.
Cerchiamo di scorgere Castelluccio ma il pian grande è coperto dalle nubi. Proseguiamo quindi verso il rifugio Belvedere seguendo quella che è conosciuto come il giro dei piani alti, ossia un percorso che unisce ad anello le creste dei monti che formano una sorta di corona intorno al Pian Piccolo e al Pian grande.
Dal rifugio Bel Vedere seguiamo prima la strada e poi sentieri passando nel mezzo di enormi greggi di pecore.
Alle 13 siamo dinnanzi ad un dilemma: proseguire con un raid verso i Pantani di Accumuli oppure tirare dritto alla meta.
La stanchezza accumulata di Giovanni, che deve per altro rientrare a Roma e le giornate di metà ottobre non più lunghe come quelle estive ci fanno optare per un rientro diretto a Castelluccio, passando per Forca di Canepine prima, pian Piccolo poi e infine Pian grande in uno spettacolo di colori assurdo e tra mandrie di cavalli allo stato semi brado.
Siamo a Castelluccio alle 14.00 circa, tempo di mangiare un panino al volo godendo del panorama del tiepido sole autunnale e ripartiamo verso Visso. Non proseguiamo sulla traccia che passa per la forcella del Monte delle Rose e per il Cardosa, che ci avrebbe richiesto altre due ore e mezzo abbondanti, ma tiriamo dritto per la strada asfaltata dopo un passaggio nella val Canatra. Questo tragitto è consigliabile se si viaggia per altro con bici Gravel.
Lasciare il Pian Grande fa sempre un certo effetto, sono anni che solco queste strade e sentieri in bici, ma questa volta è come averlo fatto la prima volta rivedendo nel volto di mio figlio la meraviglia dell’inedito, la gioia negli occhi all’arrivo, di un panino addentato con la fame vera, l’acqua bevuta da una fonte più buona della Coca Cola, lo stupore difronte a un cavallo selvatico che si lascia accarezzare e a un cane pastore che elemosina un pezzetto di biscotto.
Il tandem, questo strano oggetto, è stata una rivelazione: i miglior soldi spesi da molto tempo a questa parte. Se pedalare insieme è bello, condividere la fatica della salita con una pedalata sincronizzata ha tutto un altro sapore, come pure assaporare la gioia di una discesa infinita affidandosi un po’ all’altro, parlarsi e conoscersi passando ore a mezzo metro l’uno dall’altro per due giorni interni.
Si condensa su due ruote il succo di un rapporto padre-figlio sempre più diluito in ore, giorni e anni di vita vissuta distrattamente tra scuola, lavoro, allenamenti, corsi e mille altre amenità di impegni dettati da tempi sempre più inumani fagocitati in comportamenti routinari che rubano tempo alla vita.
Se potete viaggiate, se potete fatelo con vostro figlio/a/i e se ne trovate uno anche a noleggio provate a farlo in Tandem, non ve ne pentirete.