Valerio Stuart ci racconta il suo secondo viaggio in assoluto: la Badger Divide in Scozia.
La Badger Divide e’ una traccia off-road che collega la capitale delle Highlands scozzesi Inverness con la citta’ di Glasgow viaggiando da nord verso sud e attraversando alcuni dei posti piu’ sperduti e incontaminati che la Scozia ha da offrire.
Visto il terreno, la bici ideale per quest’avventura è una MTB con sospensione frontale ma con un po’ di calma e attenzione è fattibile anche su una gravel. Considerando le zone attraversate dal percorso, mi sono attrezzato per essere totalmente indipendente e ho portato con me un fornello, filtro per depurare acqua presa da ruscelli e provviste per due giorni e mezzo.
Inoltre, le temperature estive scozzesi non sono quelle toscane, e quindi metto in borsa qualche maglia e calzamaglia di lana per affrontare le notti nelle Highlands (le minime sono sotto i 10 gradi).
Quest’avventura si preannunciava essere decisamente più estrema del Tuscany Trail nonostante la durata più breve.
In sintesi
Bici: Cinelli Zydeco Lala
Km percorsi: 350
Dislivello positivo: 5000 m
Avendo cercato senza successo di convincere amici e conoscenti compagni di uscite giornaliere ho deciso di farmi coraggio e partire lo stesso da solo…cosa potrà’ mai succedermi?
Il primo giorno ho attraversato boschi, paesini e foreste lungo bellissime strade sterrate. Una volta raggiunto il villaggio di Fort Williams ho fatto un bel pranzo abbondante sapendo che non avrei trovato un centro abitato degno di questo nome per i prossimi 100km.
Così dopo aver pedalato oltre 130km con 2.700m di dislivello positivo ed aver affrontato il leggendario Corrieyairack Pass, una strada militare scassata usata solo da mountain bikers ed escursionisti (ne ho visti 3 in totale!), mi sono accampato sulle sponde del lago di Laggan pensando dentro di me di essere riuscito a fare il grosso del dislivello e che da lì sarebbe stata una “passeggiata”.
Unica nota negativa della giornata: aver trovato delle zecche su una gamba, probabilmente raccattate quando mi sono fatto strada tra erba alta quasi quanto me per raggiungere un fiumiciattolo da cui abbeverarmi.
La Scozia purtroppo per me ha voluto mantenere la sua reputazione di terra in cui il meteo e’ spesso ostile e dopo il primo giorno di tempo variabile, la pioggia non si e’ mai fermata dalla mattina del secondo giorno, infradiciandomi fino all’osso durante il giorno e tenendomi sveglio durante la notte.
La tentazione di mollare tutto una volta giunto a Corrour – dove si trova la stazione piu’ alta del Regno Unito, l’unica raggiungibile solo a piedi o in bici e dove c’e’ un ottimo punto di ristoro – e’ stata davvero fortissima.
Da testardo quale sono e dopo un bel full english breakfast ho però deciso di continuare, nonostante le previsioni del meteo fossero chiare.
Qui ho imparato una grande lezione, che cambiare il piano iniziale durante il viaggio non e’ una sconfitta e continuare a testa bassa puo’ non essere la cosa migliore.
Ho imparato questa lezione a mie spese dopo un altro giorno immerso nella desolazione più totale, incontrando solo qualche pecora o mucca, e combattendo tutto il tempo contro fango e pioggia.
Sapevo che una volta lasciato Corrour non avrei avuto modo di abbandonare il percorso e l’unico modo di raggiungere Glasgow sarebbe stato pedalare lungo la traccia.
E così dopo una notte insonne e nella depressione totale sono ripartito alla volta dell’arrivo che ho raggiunto nel pomeriggio.
Vedere i primi centri abitati degni di questo nome e qualche bar ha lentamente risollevato il morale, penso di essere persino riuscito a sorridere quando ho posato con la bici di fronte alla Kelvingrove Art Gallery!
Tanto per confermare che tutto il mondo e’ paese, anche a Glasgow ho avuto problemi con i treni – quelli a lunga percorrenza hanno posto per massimo 4 biciclette – e ho dovuto aspettare il giorno seguente prima di riuscire a trovarne uno dove potessi salire con la bicicletta al seguito.
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