Come portare la macchina fotografica in viaggio in bici? Ecco il setup di Edoardo Frezet, fotografo bikepacker
Un bel dilemma, quello dell’attrezzatura fotografica in bici. Cosa portare, ma soprattutto come – Sulla schiena o sulla bici? In una custodia o senza? Meglio la protezione oppure la prontezza?
Trovare il posto giusto per tenere la macchina fotografica è delicato. Il compromesso perfetto tra sicurezza e accessibilità è una questione del tutto personale, che dipende da molti fattori: come e dove si pedala, il mood della compagnia, le condizioni meteo; ma anche come e che cosa ci piace fotografare.
Nel tempo ho provato diverse soluzioni, onestamente cercando più l’accessibilità che la protezione.
In numeri
Volume: 7L
Peso: 610 g
Dimensioni: 31 x 20 x 14 cm
Particolarità: scomparto per treppiede (mini)
La prima, che è ancora la più comoda, è in una borsa portaborraccia da manubrio – nello specifico la Acepac bike bag in versione grande.
Il lato positivo è che la macchina foto è sempre pronta, veloce da estrarre, usare con una mano e rimettere lì, sempre con una mano.
Il lato negativo è che questo vale solo per una macchina piccola, parliamo di una compatta oppure di una micro43 con un obiettivo non troppo ingombrante. E il danno collaterale è che tutti i colpi e le vibrazioni che si prende la bici passano anche alla macchina foto.
Tuttavia questo è un problema comune a tutte le soluzioni “sulla bici”.
Un’altra opzione estremamente comoda, ma estremamente logorante, è la borsa top tube: nello specifico usavo la Revelate Mag2000, perfetta per la mia piccola Olympus con il 25mm 1.7 oppure il 45mm f1.8. Nonostante l’aggiunta di uno strato di schiuma, però, è un alloggiamento un po’ troppo rischioso. Non a caso, dopo un paio d’anni si è rotto lo stabilizzatore della Em10 mkii.
Anche la borsa frontale ha il problema dei colpi e delle vibrazioni. La classicona Ortlieb Ultimate 6L è ottima, ma deve essere riempita di schiuma e comunque può andare solo su strada, perché la staffa di aggancio al manubrio é abbastanza ballerina; la più sportiva Acepac Bar bag, che si fissa sotto lo stem, è più stabile e protetta; ma per estrarre la macchina foto è necessario fermarsi e scendere, dato che l’apertura è davanti: non proprio il massimo, a meno che non si tenga un’andatura cicloturistica.
Così, quando sono passato a un’attrezzatura più performante ho cercato soluzioni “sul corpo”, dove la protezione è ben maggiore. Per questo ho subito escluso le bretelle, che pure mi stuzzicavano per la loro rapidità di utilizzo.
Ma la polvere, la ghiaia e i colpi sulla schiena rovinerebbero la macchina, per non parlare delle cadute (parlo per esperienza). E poi ho escluso anche gli zaini, che personalmente trovo scomodi in bici.
Così ho provato un marsupio, che tuttora è la mia soluzione preferita. Ne esistono molti modelli, ma sono pochi quelli abbastanza capienti da contenere quello che mi serve, e ancora meno quelli un po’ imbottiti.
Tra questi, l’Evoc Hip Pack Capture 7L è l’unico- che io sappia – espressamente dedicato alla fotografia. Quindi, com’è?
Test sul campo dell'Evoc Hip Pack Capture 7L
L’ho acquistato a inizio 2021, e da allora l’ho usato in quasi tutte le uscite in bici, in ogni condizione e su ogni terreno: strada, gravel, single track, sabbia, asciutto, umido, bagnato, innevato. Ho percorso alcune migliaia di km con lui, collezionando anche due cadute. A parte la bici lo uso regolarmente per i lavori prettamente fotografici, sportivi e non.
Le caratteristiche
Il sito ufficiale non fornisce molti dettagli, e menziona solo alcune caratteristiche generali: il marsupio non vanta nessuna caratteristica fuori dal comune e nessun pedigree artigianale: è sobriamente descritto come “pratico, stabile e comodo marsupio per sistemi fotografici compatti”.
Stando alla descrizione le sue due caratteristiche principali sono il Venti Flap System, che permette di regolare la fibbia (un po’ come il Dakine Hot Lap da 5L), e il sistema di ventilazione per non sudare sulla schiena.
Il materiale principale è nylon465, con due tipi di imbottitura (schiuma Atilon PE per l’interno e EVA per la ventilazione) ed è disponibile in due colori, grigio molto scuro – il mio – e uno strano verde olive chiaro. Purtroppo non è facile da reperire.
– Volume: 7L
– Peso: 610 g
– Dimensioni (cm): 31 x 20 x 14
Ultimo punto, la costruzione. Come già accennato, l’Evoc è molto solido. Non tratto bene le cose – per usare un eufemismo – eppure finora non ho mai avuto problemi, pur cadendo due volte e usandolo su sentieri sconnessi pieni di sassi e di spine, oltre che per lavori piuttosto burrascosi. Per ora non ha neanche un graffio.
In caso di pioggia, il marsupio è di per sé abbastanza resistente; se il maltempo persiste, comunque, il telo extra assicura la totale impermeabilità, e un gancetto evita il rischio di perderlo in giro.
Il marsupio è costruito intorno alla tasca principale, 7L, con alcuni fogli di schiuma e Velcro per personalizzare gli spazi. Il compartimento è protetto su tutti i lati tranne il coperchio; sul fondo, sotto la schiuma, c’è anche il telo impermeabile, che offre un ulterior strato di protezione.
Devo dire che i quadrati di schiuma sono solo un paio, e mi avrebbe fatto comodo averne qualcuno in più; li ho presi da altro materiale per perfezionare il mio setup; che ho trovato dopo diversi tentativi, muovendo di qua e di là la camera e gli obiettivi.
Oltre al compartimento principale, che si apre da entrambi i lati con due zip, ci sono due tasche laterali sulla cintura, molto comode per batterie extra, chiavi o altri piccoli oggetti. Dietro a sinistra c’è una tasca in mesh in cui in teoria sta una borraccia regolare (al massimo ho provato con una bottiglietta da 50cl) ma soprattutto è comoda per infilare barrette oppure cartacce mentre si pedala; sulla parte frontale, infine, c’è una zip che nasconde diverse tasche: tre alloggiamenti per SD card, una tasca semitrasparente e completamente waterproof, e un’altra tasca più grande, tutte piatte; tutte queste sono chiuse sia dal velcro sia dalla zip, quindi è impossibile che si aprano per caso.
Il mio kit per scattare foto in bici
Il mio kit abituale è una OMD Em1mkIII con due zoom: un Zuiko 12-40mm f2.8 PRO e un Lumix 35-100mm f2.8 OIS II, anche se a volte sostituisco il 12-40 con il Zuiko 17mm f1.2 PRO (le due lenti hanno dimensioni e pesi equivalenti).
La seconda lente va nel vano a sinistra, ben protetta. Con un sistema APSC o full frame ci sta sicuramente una lente grossa, mettendo la macchina orizzontale; ma non credo che rimanga spazio per un obiettivo extra. Secondo Evoc, inoltre, il marsupio è concepito per tenere un drone: sicuramente c’è ampio spazio per quelli “mini” sotto i 250g, comando incluso.
Uso la tasca posteriore per mettere documenti e soldi, mentre in quelle laterali ci stanno due o tre cose tra il flash FL-LM3, una batteria extra, le chiavi di casa, il microfono Rode videomicro oppure l’obiettivo-tappo Zuiko 9mm f8.
Il comfort pedalando
La parete superiore non è imbottita; invece ha alcuni ganci e fibbie utili per customizzare un po’ il marsupio. Infine, la base, oltre a ospitare il telo antipioggia, ha anche due ganci per incastrare un treppiede. Purtroppo, il mio Manfrotto Pixi Evo è troppo corto, quindi rimane ballerino e non si incastra bene: le poche volte che mi serve preferisco metterlo nella frame bag. Un modello Gorillapod o qualsiasi treppiede appena più grande dovrebbe essere più stabile.
Con questo setup è sufficiente allentare la cintura, ruotare il marsupio di fronte, aprire la zip ed estrarre; con un po’ di pratica si può estrarre anche tenendo il marsupio sulla schiena.
Pedalando il marsupio è sorprendentemente comodo, e anche scendendo dalle lunghe strade di montagna o su qualche single track è molto stabile; in alcuni casi ho addirittura l’impressione che mi tenga più rigida la parte bassa della schiena. Effettivamente due fettuccie laterali aiutano a stabilizzare il carico: una volta regolate correttamente, il marsupio sta fermo dov’è, con dei minimi sobbalzi in verticale quando è a pieno carico (circa 2,5kg tutto incluso).
Il sistema Venti Flaps permette di regolare il setup con una mano, anche pedalando; certo per stringere la fibbia principale servono entrambe le mani. La ventilazione è molto efficace, e anche nei giorni più caldi il sudore è abbastanza ridotto.
Insomma, l’ergonomia è davvero ottima, e qualche regolazione è sufficiente per trovare la propria posizione. Se devo fare un appunto, è che la fibbia centrale non si chiude oltre un certo limite, perché la fibbia è innestata ai lati sulle due tasche: per i magri/magrissimi, può essere un piccolo problema.
Cosa non va
Si vede che alla Evoc hanno fatto le cose con cura. I pochi difetti che ho trovato non sono decisivi: sono più che altro suggerimenti per un “Evoc markII” ancora più comodo.
Le prime due osservazioni riguardano l’ergonomia: sarebbe utile avere zip più grandi per aumentare robustezza e scorrevolezza, soprattutto in caso di polvere e fango; e rendere la cintura più adattabile (più corta). Da neo-genitore, inoltre, penso che una chiusura “baby proof” simile a quella dei marsupi per bebè (che permette di allentare la cintura di qualche cm senza sganciarla del tutto) permetterebbe di estrarre la macchina fotografica molto più velocemente e con una mano.
L’ultima osservazione, minima, riguarda la parte fotografica: dato il prezzo non proprio amico, includere due o tre pannelli di imbottitura in più permetterebbe di ottimizzare la personalizzazione in base all’attrezzatura.
Pro e contro dell'Evoc
Pro
- Robusto e ben costruito.
- Ampia tasca centrale personalizzabile
- Diverse tasche piccoline per accessori vari
- Ottima ergonomia mentre si pedala
Contro
- La cintura è un po’ ampia: se sei magr*, controlla prima di comprare, oppure prevedi già di accorciare le fettucce.
- Zip più grandi migliorerebbero lo scorrimento, rendendo l’estrazione e la chiusura più facili.
- Alcuni pezzi di schiuma in più permetterebbero una migliore personalizzazione in base al materiale.
In sintesi
L’Hip Pack Capture è voluminoso, con una tasca principale di 7L e diverse tasche secondarie per oggetti personali o accessori; nonostante le dimensioni è confortevole, sia per pedalare sia per camminare.
La qualità costruttiva e l’ergonomia sono molto buone, e i difetti sono marginali.
Globalmente, insomma, L’Evoc Capture è un grande compagno di viaggio per le pedalate fotografiche
Puoi seguire Edoardo Frezet sul suo profilo Instagram, Cicloreporter, su Issu e sul suo sito.
Hai un viaggio che ci vuoi raccontare? Scrivici a redazione@bikepacking.it