Lazio Trail 2020: un’ avventura epica attraverso il selvaggio Centro Italia.
Testo e foto di Peppe Esposto
Dopo aver passato quasi ogni giorno della quarantena sui rulli, decido di partecipare al Lazio Trail, il primo trail del circuito MSP avvenuto in Italia quest’anno. Opto per il percorso da 580 km, un tracciato che mi farà scoprire le zone meno famose, ma non meno belle, del Lazio. Spesso chi visita questa regione si reca principalmente a Roma e pochi immaginano quali bellezze nasconda la parte interna di questa zona. Scoprirla in bicicletta mi ha dato il tempo per assaporarle ed interiorizzarle. Gli organizzatori Daniele e Paolo hanno lavorato duro per far vivere a noi bikepackers un’ esperienza indimenticabile, scegliendo le strade asfaltate meno trafficate, le salite più impegnative, gli sterrati più divertenti ed i single track più eccitanti. Non importa quale percorso scegli, il Lazio Trail sarà un’esperienza che porterai sempre dentro di te .
Giorno 1: Roma - Anagni 145km/2891 D+
Alla partenza la fievole luce del mattino dona agli acquedotti romani una colorazione che conferisce all’avventura quel tocco romantico ed epico allo stesso tempo. I primi chilometri percorsi lungo la Via Appia mi fanno sentire come un esploratore romano mandato in ambasceria dall’imperatore verso i confini dell’impero. La Via Appia, sebbene in pianura, non è un tratto semplice da pedale; il tempo ha reso quelle pietre lisce e scivolose, specialmente all’umidità del mattino. Qualche ciclista è scivolato portando a casa ematomi e ferite di guerra.
Subito dopo aver conquistato la prima salita del trail, presso Castel Gandolfo, percorriamo un tratto fatto di strade sterrate, circondati da vigneti e panorami dalla bellezza scenografica. Non a caso diversi film sono stati girati in queste zone suggestive. Le salite verso i paesi
di Norma e Cori, nonostante su asfalto, presentano dei tratti molto ripidi, in particolare all’interno dei borghi. Una volta arrivati alla vetta di Rocca Massima però, ci aspetta una ripagante discesa. In questi tratti è normale bruciare tantissime calorie, quindi idratazione ed alimentazione risultano cruciali. Quando le barrette non bastano più, un panino consumato in sella mentre pedali ti dà la giusta spinta per continuare l’avventura. Fortunatamente quel giorno riesco a schivare la pioggia e decido di pernottare ad Anagni.
Questa sera il mio alloggio è dotato di cucina. Decido quindi di comprare i viveri per cena e colazione. Colgo l’occasione per una breve visita al centro storico, dove trovo gente cordiale e sorridente che mi riempie di incoraggiamenti vedendomi in sella al mio cavallo a due ruote. Consumato il pasto serale, crollo sul letto per quelle poche ore di sonno che mi aspettano prima del giorno successivo.
Giorno 2: Anagni - Città Ducale 162km/3908 D+
La sveglia suona alle quattro del mattino. Preparo una colazione abbondante con uova e pancetta, comprata nella norcineria, sotto casa e mi metto subito in sella. E’ ancora buio e dopo una breve discesa di partenza si inizia subito con una lunga salita che conduce oltre Fiuggi. I tratti in paese hanno delle pendenze notevoli, ma un caffè doppio alle prime luci dell’alba mi dà la forza per raggiungere la cima. Pedalo nel mezzo del nulla, attraversando praterie piene di mucche e pascoli liberi. Giunto sulla vetta, dopo alcuni tra i paesaggi più belli della giornata, un antico arco romano segna l’inizio della discesa. Daniele ci aveva avvertito che quello sarebbe stato un tratto tecnico. Le ultime piogge hanno scavato dei solchi sul sentiero e la terra, umida dalla pioggia del giorno prima , blocca le ruote della bici e sono costretto a spingerla per qualche chilometro. Giunto su un tratto più battuto riesco a liberarmi del fango e finalmente inizio a godermi la discesa. Mentre l’adrenalina sale assieme all’ebbrezza dell’avventura, incontro Rodney Soncco, campione di bikepacking, e con lui pedalo sino a Subiaco; da li le nostre tracce si dividono: lui sta sfidando il percorso Extreme di 980 km. Dopo Subiaco il percorso è tecnicamente meno impegnativo, ma la mia bici è piena di fango, che col calore sta diventando terracotta compromettendo il funzionamento del cambio;
trovo un abbeveratoio e decido di buttare la bici dentro la vasca per lavarla. L’idea funziona e dopo una lubrificata il cambio torna a lavorare alla perfezione. Tutti questi intoppi logistici mi forzano a fare diverse soste e a ritardare le mia tabella di marcia. Ripreso il sentiero i rovi iniziano a graffiare le mie braccia ma continuo senza sosta sino a Licenza, dove incontro i torinesi Andrea ed Edoardo in sosta pranzo; loro stanno percorrendo il percorso da 380 km. Dopo aver scambiato quattro chiacchiere (ed essere stato morso da un’ ape!) riparto per conquistare un’ altra salita; una volta in cima mi godo la splendida vista del Lago di Turano.
Da qui una discesa tecnica mi costringe ad altri tratti a spinta. Non mi va di rischiare una caduta quando mi trovo nel mezzo del nulla; chiamare soccorsi da qui sarebbe davvero difficile. Una volta giù, oltrepassato Castel di Tora e costeggiato il lago, mi aspetta l’ultima salita della giornata. Essendo già molto tardi e decido di far tappa notturna nei pressi di Città Ducale, dove prenoto un B&B. Prima di giungere alla meta prefissata, l’ultimo tratto di discesa in single track mi pompa quella scarica di adrenalina che solo la Mountain Bike può darti. L’ospitalità di Giuliana è indescrivibile: mi prepara una cena con l’amore di una mamma, mi tratta come un figlio riempiendomi di cibo. Dopo cena crollo sul letto per dormire altre quattro ore.
Giorno 3: Città Ducale - Viterbo 153km/3496 D+
Mi sveglio molto prima dell’alba, Giuliana mi ha lasciato la colazione sul tavolo della cucina. Qui incontro Alessio, coriaceo ciclista ligure, con il quale scambio assonnate chiacchiere e sorrisi incoraggianti. Entrambi sappiamo che a breve ci aspetta la lunga salita del Terminillo, circa 21km con 1200 metri di dislivello, la maggior parte su strada sterrata. Durante queste avventure ho imparato a seguire i consigli della gente del posto e a Città Ducale, sotto suggerimento di Daniele, faccio sosta ad un bar per bere un caffè e mangiare un delizioso cornetto al pistacchio. Zuccheri, caffeina e glicemia salgono come sale la strada che mi conduce verso la cima del Terminillo; sebbene sia fresco e riposato decido di affrontare questa salita con calma, al fine di risparmiare la gamba per il resto della lunga tappa che mi aspetta. La salita non ha strappi ripidi (a parte uno quasi vicino la cima) e la temperatura si fa più bassa man mano che mi avvicino alla sommità. In cima l’aria è completamente differente: frizzante, fresca, aria di montagna insomma che mi costringe a indossare diversi strati prima di scendere. In discesa, tra l’aria, il vento ed il calore del corpo, sento addirittura freddo. Sono costretto a fermarmi per indossare altri strati ed arrivo a Rieti tutto imbacuccato, come durante un’ uscita autunnale. Giù a valle caldo, anzi caldissimo, e dopo una sosta al panificio mi aspetta un ampio tratto in pianura dalle bellissime ciclabili, seguito da una salita relativamente breve per scollinare dopo Contigliano . Sulla carta sarebbe dovuta essere una “salitella” (specialmente se comparta al Terminillo), ma il caldo la rende estremamente dura. Bevo un sorso d’acqua dalla sacca idrica ogni 3 minuti per rimanere idratato e mangio due o tre barrette lungo la scalata. Giunto in cima so di avere tanti chilometri di discesa, ma l’arsura rende anche questo tratto molto impegnativo. Un volta giunto nel suggestivo borgo di Rocchette una fresca fontana mi permette di riempire la camelbag e di bagnarmi completamente per abbassare la temperatura corporea ma fa talmente caldo che dopo trenta secondi sono già completamente asciutto.
Continuo a perdere dislivello sino a giunger forse in una delle parti più suggestive del Lazio Trail: le Vie Cave e lo spettacolare borgo tufaceo di Corchiano. Se prima mi sentivo un antico Romano, attraversando questa stretta via mi sento adesso un Etrusco. E’ pomeriggio inoltrato ma è ancora un caldo infernale; decido allora di fare una sosta in una gelateria che ha pure l’aria condizionata. Oltre al gelato bevo tre litri di acqua frizzante. Studio la tappa e decido di arrivare fino a Viterbo, dove prenoto anche stanotte un B&B dotato di cucina. La salita verso Viterbo attraversa degli spettacolari noccioleti e delle incredibili faggete, ma è lunga e con degli strappi molto impegnativi, specialmente verso la cima. Giunto alla sommità non mi resta che scendere in città attraversando altri boschi nella zona del lago di Vico, e terminando la giornata con dei single track spettacolari. L’adrenalina è di nuovo alta e benedico gli organizzatori per la scelta del tracciato. Giunto a Viterbo compro i viveri per la colazione, mangio tanta carne e vado a dormire quelle solite quattro ore che devono darmi l’energia per il giorno successivo.
Giorno 4: Viterbo - Lido di Tarquinia 146km/2324 D+
l corpo si è ormai abituato alla routine del riposare poche ore a notte e trascorrere tutta la giornata con il culo sulla sella. Parto prima dell’alba, oggi mi aspetta l’ultima tappa per concludere l’avventura. L’ultimo giorno di viaggio, se da un lato ti fa sentire più allenato, dall’altro credo sia anche il più duro; è lì che la mente non può mollare, altrimenti sei spacciato. Sai di essere quasi alla fine ma non ci sei ancora, devi tenere la testa bassa e pedalare. Uscendo da Viterbo il percorso del Lazio Trail imbocca la Via Francigena in direzione Montefiascone. Sebbene il primo tratto lungo la strada sterrata abbia pendenze piacevoli, man mano che ci si avvicina al paese gli strappi si fanno importanti, specialmente nell’ultima salita immediatamente prima della porta d’ingresso del borgo papale. Adoro Montefiascone: ci sono stato diverse volte e sempre in bici (anche due settimane prima ero lì, mentre percorrevo il #sea2sea4equality con degli amici). Conosco bene anche la prossima tappa: la mitica Civita di Bagnoregio , la città che muore visto il calanco su cui sorge si sta lentamente sgretolando. Prima di giungere al borgo morente, sbagliando leggermente un passaggio sulla traccia, entro in un terreno privato e mi ritrovo faccia a faccia con un cavallo enorme. Sono cresciuto nelle campagne ma non ho molta dimestichezza con gli equini; lui è buono, si vede, ma mi ostruisce il passaggio; diventiamo amici dopo avergli offerto delle barrette energetiche e lui mi lascia passare. Oltrepassato Bagnoregio il percorso mi porta a Bolsena attraverso strade secondarie e sterrati; il caldo si fa sentire, e allora quale miglior modo di un gelato per raffreddarsi un pò? Adesso non mi resta che costeggiare il lato nord del lago per incrociare ancora una volta gli sterrati della Via Francigena, un tratto paesaggisticamente spettacolare (non che gli altri siano stati da meno). Giunto a Capodimonte mi rendo conto che mancano all’incirca sessanta chilometri e so anche che saranno i più duri; la fatica dei giorni precedenti, vuoi o non vuoi, si accumula e fa pure un “caldo boia”. Ne approfitto allora per una veloce pausa pranzo in un chiosco lungo il lago e riparto in direzione Tuscania. Giunto in quest’altro spettacolare borgo tufaceo mi appare lungo la traccia, come in un miraggio, una grande fontana.
Riempio la sacca idrica e mi butto dentro la vasca; anche oggi dopo appena un minuto sono completamente asciutto. Mancano davvero ormai solo gli ultimi chilometri e dopo l’ennesimo scollinamento, improvvisamente, si apre la vista del mare; ci siamo quasi. Una brezza marina mi infonde le energie per terminare gli ultimi chilometri di questa magica avventura. Ultimo paese da attraversare: la regale Tarquinia; e da li in giù sino al mare. Giunto al traguardo la felicità per l’impresa compiuta sale alle stelle. All’arrivo Daniele mi accoglie con una birra e un sorriso e rivedo anche Alessio, giunto poco più di un’ ora prima di me. Vado a fare una doccia e con fierezza indosso la maglia gialla consegnatami all’arrivo con la scritta: I SURVIVED LAZIO TRAIL .
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