4700 km in scatto fisso da Milano a Capo Nord: il viaggio di Pietro Franzese.
Attraversare l’Europa in bici e tenda non è affatto semplice. Ci sono problemi logistici, di attrezzatura e soprattutto di distanza: quasi 5000 km separano l’Italia dal più a nord in Europa, Capo Nord.
Aggiungete a tutto questo avere una bici a scatto fisso come mezzo, quindi dover pedalare continuamente. Pietro Franzese ha passato le ultime settimane d’estate a fare proprio questo, partendo da Milano e arrivando nell’ultimo lembo di terra norvegese.
Abbiamo incontrato Pietro, già avvezzo a viaggi in scatto fisso, per parlarne:
In numeri
Distanza: 4700 km
Dislivello: oltre 20 000 metri
Giorni: 40
Rapporti: 44×17, 44×25
Stati attraversati: 8
Tappa più lunga: 173km
Ciao Pietro, come è stata questa esperienza in scatto fisso?
All’inizio della pianificazione del viaggio, intrapreso per raccogliere fondi per il Banco Alimentare, ho scelto un rapporto 44×17 che ho usato per quasi tutto il viaggio, insieme a un 44×25 nelle parti con più pendenza – come il Brennero. Sono rapporti che potrebbero far storcere il naso a puristi della fixie, ma le esigenze sono molto diverse. La scatto fisso nasce per la città, senza borse e tenda ovviamente: serve una trasmissione più leggera per tutti quei chilometri.
Avendo già fatto altri viaggi in scatto fisso ero abituato mentalmente a dover pedalare letteralmente per tutto il giorno ma in questo viaggio la stanchezza è stata più muscolare. Pensa che un ragazzo su Instagram ha calcolate quante rotazioni ho fatto per il viaggio: 870 000!
A livello di preparazione tecnica cosa hai fatto?
La visita dal biomeccanico è stata decisamente importante. Abbiamo messo a posto la 18 rendendola lievemente meno piegata e un po’ più avanzata, in questa maniera non ho mai avuto i classici dolori da seduta prolungata, ma neanche dolori a ginocchia o al corpo. Ovviamente non ho skiddato!
Sul telaio Supernova abbiamo messo un freno a disco anteriore e una forcella in carbonio da gravel per montare dei copertoni di misura da viaggio.
E che copertoni hai messo su? Hai mai forato?
Incredibilmente in quasi 5000 chilometri non ho mai forato! Ho montato in anteprima i Vittoria Corsa Next, a tubeless: 32 anteriore e 28 posteriore. Anche gli ingegneri di Vittoria erano increduli di questi risultati, tanto che mi hanno fatto mille domande per i loro test.
Come hai gestito gli oltre 20 000 metri di dislivello?
Oltre al 44×17 ho portato un 44×25, che ho utilizzato nelle salite più impegnative, come la parte finale del Brennero, Ratisbona e l’ultimo tunnel prima di Capo Nord. Al contrario di un bici a movimento libero, ogni cambio includeva lo smontaggio della ruota, smontare i tendicatena, svitare le sei viti del pignone e rimontare il tutto, cambiando anche la catena: 15 minuti di lavoro. Personalmente detesto scendere dalla bici e spingere, quindi preferivo investire questo quarto d’ora per affrontare anche le salite impegnative in scatto fisso.
E il resto dell’attrezzatura?
Il setup che ho usato è molto leggero, certo non estremo come quelli della NorthCape4000 che ho incrociato lungo il percorso. Ho dormito con una Decathlon Trek 900 da due posti, con due cambi “civili” e due cambi di vestiario tecnico. Nelle 26 nottate in free camping ho utilizzato il classico fornello con un pentolino della decathlon e uno ripiegabile della Sea to Summit. Ne ho portati due per essere indipendente sui lavaggi e per usare un pentolino come tavolino dell’altro!
Dovendo affrontare latitudini, e quindi temperature, molto diverse, ho spedito un mese prima il vestiario invernale a Stoccolma e ho rispedito indietro quella utilizzata nelle temperature più calde, non dovendo così pedalare con peso inutile in più.
Oltre alla “normale” attrezzatura mi sono portato l’attrezzatura video, un powerbank in più e un lucchetto che in realtà non ho utilizzato più di tanto.
In sostanza ho trovato un ottimo compromesso tra comodità e autonomia.
Come hai gestito l’acqua?
Tra borracce e tutto avevo circa 1,5 litri. Non essendoci fontane pubbliche uscito dall’Italia ho sfruttato i distributori che si trovano specialmente in Germania del vuoto a rendere, che hanno spesso anche i rubinetti per l’acqua. Un’altra opzione che ho usato spesso sono i bagni dei supermercati, ma in Lapponia ho bevuto spesso direttamente dai laghi e fiumi, che sono talmente puliti che non servono filtri o altro. Pensa che ci fanno anche una birra, la Lapin Kulta.
E il cibo?
Non sono mai andato al ristorante, dato che in certe zone poi il cibo locale equivaleva a diversi modi di mangiare patate! A livello di alimentazione “sportiva” non sono stato super stretto, ho puntato a tanti noodles, riso precotto e tanti biscotti e torte. Ma il cibo che ho consumato di più sono state sicuramente le uova, ne avrò mangiate 50 sode!
Per evitare la gotta ogni tanto ho preso le classiche banane e pesche, oltre alla frutta secca da mangiare sulla bici. In Lapponia ho mangiato le cloud berries sulla strada, buonissime!
Le persone cercano tante tracce per viaggi in bikepacking - tu ne hai seguita una col navigatore?
In realtà no. Nei viaggi mi piace l’idea di perdermi nel momento, di trovare strade nuove e all’ultimo minuto. Avevo dei punti fissi dove volevo arrivare (principalmente città) e guardavo al volo prima di partire su Komoot e Google Maps la direzione, con le informazioni prese così poi calcolavo semplicemente quanti km dovevo fare al giorno per rimanere sulla tabella di marcia. Da Monaco in poi ho guardato un po’ più la traccia, ma alla fine in questi paesi ci sono così tante piste ciclabili che è stato molto facile. Nella parte finale in Finlandia, anche se in realtà ammonta a ¼ del percorso, c’è solo una strada, lunga 1100 km, quindi è difficile perdersi!
Cosa cambieresti nel setup col senno di poi?
In realtà niente, forse non mi sarei portato via il piumino perché non c’è mai stato freddo invernale.
Oltre che per gli incredibili paesaggi del nord c’era un altro motivo per il tuo viaggio
Ho intrapreso questo viaggio per diffondere il lavoro del Banco Alimentare, che raccoglie alimenti in buono stato ma non vendibili nei supermercati per vari difetti. Se la bici come mezzo di trasporto è il simbolo della sostenibilità, le azioni del Banco seguono una linea molto simile, dato che viene recuperato cibo per cui sono state impiegate numerose risorse, energetiche e non.
Abbiamo raccolto ad oggi circa 4200 €, che equivalgono a 75600 pasti per persone bisognose.
Ottimo, piani per il futuro?
Il 16 gennaio parto per un viaggio da San Francisco a Miami per un’altra buona causa.
Sempre in scatto fisso?
No dai, basta per un po’!