Ovvero quattro amici in fuga dall'inverno
Testo e foto di Pierlorenzo Marletto
con Claudio Quadrelli, Fabrizio Montironi e Gianluigi Ariano
Come tutto ha avuto inizio
Torino, metà novembre 2019. Durante un’allegra serata, davanti a bicchieri di birra, che stranamente di svuotavano in un amen (sicuramente per un difetto di fabbricazione), io e tre cari amici, compagni di tante avventure, discutevamo dei nostri prossimi giri in bici e di come sfuggire all’incombente arrivo dell’inverno. Fra improbabili proposte di paradisi tropicali e deserti africani, lanciavo la mia: “perché non i Cammini Materani?”. Matera nel 2019 è stata Capitale Europea della Cultura, quindi questo era un motivo in più per non farci sfuggire questa occasione prima della fine dell’anno.
I Cammini Materani, che arrivano tutti nella meravigliosa Città dei Sassi, sono 5 vie di pellegrinaggio (stile Cammino di Santiago e Via Francigena) realizzati dall’associazione “In Itinere” di Bari: la via Peuceta da Bari, circa 170 Km nell’antico territorio della Peucezia; la via Ellenica lunga circa 290 Km da Brindisi, dove nel passato ci si imbarcava per la Terra Santa e dove termina l’Appia antica; la via Sveva che partendo da Trani ripercorre i luoghi storici delle vicende della straordinaria figura di Federico II; la via Dauna da Termoli che si sviluppa su antichi tratturi della transumanza attraverso i monti Dauni e la via Lucana da Paestum nel Cilento, sorta di ponte fra l’occidente e l’oriente del sud Italia. Attualmente le uniche vie effettivamente tracciate sul campo con tanto di segnaletica, tracce GPS e una avviata rete di ospitalità, sono la prima e in parte la seconda, mentre per le altre il progetto è ancora in fase di sviluppo”. (fonte camminomaterano.it)
Quindi il piano era di andare da Bari a Matera per la via Peuceta e ritornare a Brindisi per la via Ellenica fatta al contrario, sperando in un clima fra Puglia e Basilicata più clemente rispetto a quello torinese. Purtroppo solo pochi giorni dopo una violenta tempesta si è abbattuta in quella zona e in particolar modo su Matera, proponendoci drammatici ma spettacolari video di torrenti d’acqua per le vie del paese, rovinando e rendendo inagibili alcune parti del percorso previsto, ma ormai la nostra decisione, e con essa i biglietti del treno, era presa, non ci restava che sperare in bene.
Diario di viaggio "tra Murge e Lucania"
Eccoci dunque, dopo un paio di settimane trascorse velocemente fra richieste di ferie e preparativi vari, a ritrovarci in una piovosa domenica sera in una semideserta stazione di Torino Porta Nuova, causa rimozione di una bomba della seconda guerra mondiale, che naturalmente ci crea un po’ di apprensione non sapendo esattamente se il treno fosse poi partito regolarmente. Per fortuna la rimozione ha esito positivo e noi possiamo prendere il treno notturno per Bari senza problemi. Stipati noi e le nostre biciclette e bagagli, opportunamente smontate e impacchettate, all’interno dello scomparto cuccetta, siamo pronti, che l’avventura inizi.
Giorno 1 - 90km / 1500m D+
Dopo una notte insonne, scendiamo alla stazione Centrale di Bari. Ci dirigiamo verso Bari Vecchia e la Basilica di San Nicola dove la via Peuceta ha ufficialmente inizio. Dopo un giro dentro la chiesa e le foto di rito, eccoci pronti alla vera e propria partenza. Ci buttiamo in mezzo al traffico cittadino e mediante il Ponte Adriatico sopra la ferrovia, usciamo da Bari. Dopo un’anonima zona periferica, siamo in campagna su stradine sterrate in mezzo a coltivazioni di ulivi e dove il percorso, oltre alla traccia sui nostri navigatori, è indicato da numerose tacche giallo-verdi e da appositi cartelli. Proprio non ci si può sbagliare.
Raggiungiamo Bitetto. Il paese è grazioso, con la bella Cattedrale di San Michele Arcangelo. Entriamo in un bar indicatoci dall’organizzazione dove ritiriamo le Credenziali che avevamo richiesto prima della partenza, che sono piccoli libretti dove apporremo i sigilla, cioè i timbri che attestano il passaggio nei vari luoghi del cammino. Naturalmente approfittiamo anche per fare la prima colazione in terra pugliese con i tipici e squisiti dolci locali.
Continuiamo per facile percorso di campagna, fra ulivi e i primi trulli, fino a Cassano delle Murge. Purtroppo dobbiamo affrettarci a causa di qualche ritardo dovuto a piccoli problemi meccanici. Usciti dal paese, incontriamo la prima vera salita, che ci porta in cima ad una collina dove svettano tralicci televisivi. Da qui inizia un divertente single track, con passaggi rocciosi in mezzo al bosco, in un continuo sali e scendi. L’imbrunire ci coglie quando siamo ancora in mezzo al bosco verso le 4 e mezzo del pomeriggio. Per fortuna siamo tutti equipaggiati con potenti faretti e proseguire non è un problema. Dopo una veloce sosta alla Masseria Galietti siamo a Santeramo in Colle, dove arriviamo che è già buio.
Alla nostra meta odierna, mancano ancora circa 25 Km di sentieri e boschi. Vista l’ora e il buio, a malincuore decidiamo di tagliare il percorso su una trafficata strada provinciale che dopo una ventina di Km ci porta ad Altamura. Arriviamo nel bellissimo centro storico quasi alle 7 di sera. Molte persone, incuriosite dalla nostre bici in assetto bikepacking, si avvicinano per chiederci da dove veniamo e cosa stiamo facendo e con gran senso di ospitalità ci danno informazioni e consigli su cosa fare e vedere ad Altamura e dintorni. Non ci resta che sistemarci in un B&B del centro, e poi uscire per una passeggiata e per concludere la serata assaggiando la squisita cucina locale, accompagnata dal famoso pane, nella trattoria Pain Assiutt gestita dal gentilissimo e simpatico Nicola con cui parliamo di bici e di viaggi per buona parte della serata.
Giorno 2 - 70km / 900m D+
Ripartiamo da Altamura e subito siamo su sterrate di campagna che con dolci ondulazioni ci portano verso Gravina in Puglia. Poco prima del paese, al fondo di una ripida discesa, delle strane scritte sui muri di una casa ci invitano a una sosta. Siamo nella masseria di Salvatore che, nonostante sia chiusa (sta facendo lavori in vista delle prossime vacanze natalizie), ci accoglie con calore e cordialità e ci conferma che siamo tra i pochi che hanno deciso di fare questo percorso in bici e non a piedi. Salutato Salvatore, in breve siamo nel centro storico di Gravina. Il paese è un piccolo gioiello con la Cattedrale di Santa Maria Assunta, il museo della Cola Cola (non è una bibita, ma è il caratteristico e coloratissimo fischietto in terra cotta della zona) e l’area antica sulla gravina (cioè una profonda depressione di natura erosiva, ne vedremo tantissime d’ora in poi) caratterizzata dal vecchio Ponte dell’Acquedotto, che attraverseremo, e dalla Chiesa Rupestre di Madonna della Stella.
Ripartiamo risalendo una ripida mulattiera che costeggia il Parco Archeologico di Gravina e ritorniamo sull’altopiano dentro al vasto Bosco Difesa Grande. Lo attraversiamo velocemente lasciando il territorio pugliese per entrare in Basilicata. La strada ritorna a essere una sterrata di campagna e scende in una valletta in mezzo a estesi campi coltivati. Arrivati in fondo ci attende una bella sorpresa: per circa 50 m la strada scompare nel fango, proseguire in sella è impossibile, ma anche a piedi, cercando di evitare i punti più profondi passando sui margini e nei campi, è un’impresa non da poco. Per superare questo tratto impieghiamo un’eternità, inoltre alla fine le nostre bici sono completamente infangate. Io ho problemi con il cambio, che il fango ha bloccato piegando il forcellino e la catena continua a saltare, ma anche i miei amici hanno i loro problemi.
Per farla breve, arriviamo a Borgo Picciano che è già calata la sera. Anche oggi il progetto di seguire esattamente il cammino che ci avrebbe portati al Santuario di Santa Maria di Picciano e poi alla Riserva Naturale del Lago di San Giuliano, che alcuni locali ci avvertono essere in condizioni di fango anche peggiori di quelle appena trovate, salta. Se vogliamo arrivare a destinazione ad un’ora ancora accettabile dobbiamo accorciare il percorso scegliendo l’asfalto. Superato un moderno ponte ritroviamo la traccia della via Peuceta nella Zona Industriale di Matera (in realtà siamo su una variante rispetto al percorso originale). Sfuggiti all’attacco di un grosso cane uscito da un capannone, per fortuna eravamo in un tratto in discesa, siamo ormai in periferia. Quella degli incontri più o meno ravvicinati e più o meno amichevoli con cani sarà d’ora in avanti una costante preoccupazione nel proseguimento del viaggio.
Per arrivare al centro di Matera, risaliamo una ripida collina su strade molto trafficate. Per fortuna arriviamo all’Ostello dei Sassi poco prima della chiusura. Ci sistemiamo in una camerata tutta a nostra disposizione, una doccia e siamo già fuori a passeggiare nelle stradine della zona dei Sassi. Anche grazie al gioco delle illuminazioni, e al clima natalizio, sembra di essere all’interno di un presepe. La giornata si conclude degnamente in una tipica osteria del centro.
Giorno 3 - 40km / 550m D+
Anche oggi è un’altra bellissima giornata di sole. Matera è troppo bella per andarsene in fretta, quindi la mattina la passiamo ancora nel centro che ieri avevamo visto in versione notturna. Approfittiamo per fermarci nel negozio Le Lucane, dove la simpatica proprietaria ci appone il timbro finale che attesta la percorrenza della maggior parte della via Peuceta. Inoltre ci conferma che per quanto ne sappia, cioè di pellegrini che richiedono il suo timbro finale, noi siamo i primi a farlo in bici. Una foto tutti insieme e poi ci spostiamo in periferia nel negozio/officina Sport Bike Lucania (che ci aveva suggerito Nicola, il proprietario del bar Gasoline di Gravina) per far sistemare i nostri mezzi duramente provati nella tappa di ieri. Nel negozio troviamo un’altra consueta cordiale accoglienza. Dopo aver raccontato del nostro giro, degli amici comuni e delle nostre traversie, ci risistemano le bici praticamente a gratis.
Anche qui una foto insieme ai ragazzi del negozio e si riparte. Scendiamo lungo la gravina e dall’altro versante risaliamo sino al Belvedere di Murgia Timone dove si gode una incredibile vista panoramica sui Sassi. Naturalmente ci scateniamo con le foto.
Quando ripartiamo è già pomeriggio, dobbiamo per forza tagliare gran parte della tappa prevista. Il nostro taglio però ci porta a percorrere una bellissima sterrata fra muretti a secco all’interno del Parco della Murgia Materana.
Torniamo su asfalto presso la base dell’Agenzia Spaziale Italiana, dove grandi antenne paraboliche sono puntate verso il cielo. Inserita nel brullo altopiano delle Murge, ci sembra una copia nostrana dell’Area 51 del Nevada, e quindi passiamo cauti osservando se da dietro qualche cespuglio non spunti un E.T. con cattive intenzioni.
Ormai all’imbrunire, rientriamo in territorio pugliese, e abbastanza rapidamente raggiungiamo Laterza dove ci fermiamo nel B&B Iris gestito da Liliana, che ci accoglie con un fantastico spuntino. Ormai gran parte delle strutture legate ai cammini sanno del nostro viaggio atipico, e quindi siamo sempre accolti con calore e curiosità. La sera si conclude in una macelleria, che a fine giornata si trasforma in piccolo ristorante dove vari tagli di carne vengono cotti sul tipico fornello.
Purtroppo, rispetto al tracciato ufficiale, abbiamo saltato i passaggi a Montescaglioso e soprattutto a Ginosa con le sue spettacolari gravine e le sue antiche abitazioni rupestri. Sicuramente un motivo in più per tornare.
Giorno 4 - 72km / 800m D+
Dopo una buonissima colazione preparata da Liliana, ripartiamo sotto un cielo plumbeo. Dopo 3 giorni soleggiati, le previsioni odierne non sono buone. Comunque al momento non piove e quindi ci dirigiamo speditamente verso l’Oasi della Gravina di Laterza, dove il percorso segue il bordo orientale di questa immensa frattura geologica. In alcuni punti, l’altezza di queste pareti rocciose quasi verticali, supera i 200 m. Questo è sicuramente un passaggio fra i più emozionanti di tutto il viaggio.
Dopo aver costeggiato il bordo della gravina, scendiamo velocemente in direzione dell’acquedotto, improvvisamente dalla campagna a bordo strada iniziano a spuntare cani randagi di ogni dimensione e forma, tutti con la voglia matta di azzannarci le caviglie. Sono veramente tanti, ma anche in questo caso siamo fortunati perché la strada asfaltata è in decisa discesa, e quindi fra il loro abbaiare e le nostre grida, riusciamo a fuggire per un pelo all’attacco, stabilendo il record di velocità di tutto il nostro tour. Rabbrividiamo al pensiero di cosa sarebbe potuto accadere nel caso fossimo stati in pianura o peggio in salita. Il diffuso randagismo in queste zone è sicuramente uno dei pochi aspetti negativi di questo viaggio. Noi prima della partenza ci eravamo un po’ attrezzati, io ad esempio avevo a portata di mano sopra la borsa manubrio, una bomboletta spray al peperoncino, per fortuna mai usata. Per essere onesti, un gruppo di cani così numeroso (credo che ce ne saranno stati dai 20 ai 30, non sono stato lì a contarli con precisione) lo abbiamo incontrato solo questa volta, gli altri incontri ravvicinati sono stati con 1, 2 o 3 cani, spesso non randagi, ma cani pastore o da guardia che uscivano dai cancelli aperti delle case. Diciamo che, a parte abbaiare, non ci hanno mai attaccato, nei casi più critici siamo scesi dalle bici e abbiamo continuato a piedi lentamente usando i nostri mezzi come eventuale scudo fra noi e loro.
Purtroppo questo sprint in discesa ci fa saltare la deviazione su una sterrata, così proseguiamo su asfalto, non se ne parla proprio di tornare indietro verso il branco, parallelamente alla traccia, fino a Castellaneta, città natale di Rodolfo Valentino, grazioso paese abbarbicato su un promontorio e, guarda caso, affacciato su un’altra maestosa gravina. Inizia a piovigginare e dobbiamo stare attenti a muoverci sulle pietre scivolose delle vie del centro. Dopo essere transitati anche nei pressi della Cattedrale di San Nicola (peccato che sia chiusa), usciamo dal paese e torniamo nel fondovalle dove il tratto del percorso coincide con la vecchia ferrovia abbandonata. La ferrovia, con tanto di binari e massicciata, ci porta ad un altro bel punto della via, cioè al vecchio ponte ferroviario affiancato a quello più moderno dell’attuale linea. Il ponte è molto alto e in alcuni punti privo di parapetto, ma per fortuna la strada è larga e quindi è abbastanza sicuro attraversarlo prestando un minimo di attenzione.
Dopo il ponte proseguiamo su stradine sterrate sino al paese di Palagianello. Lo attraversiamo e all’uscita, invece di seguire la traccia, veniamo ingannati dall’indicazione della ciclo-strada per Mottola (la nostra prossima meta). Effettivamente la ciclabile è molto bella per i primi Km, poi diventa un sentiero sempre più stretto parallelo alla linea ferroviaria. Il sentiero finisce nei pressi di un vecchio casello abbandonato. Ma non ci perdiamo d’animo, anzi approfittiamo di una pianta di fichi d’india ancora carica di frutti per farci una bella scorpacciata. Individuiamo nell’erba alta dietro il casello una possibile via e infatti, poco dopo, siamo di nuovo su strade più praticabili. Questa deviazione imprevista ci fa passare nei pressi del villaggio rupestre di Casalrotto e della Chiesa Rupestre di Sant’Angelo, che visitiamo. Questi villaggi e queste chiese, numerosissimi in zona, ci riportano a tempi antichi quando queste case-grotta furono abitate da famiglie di pastori insieme alle loro greggi, e monaci ed eremiti trasformarono alcune di queste grotte in luoghi di culto.
Ripartiamo in decisa salita verso Mottola, sotto di noi la piana tarantina, e all’orizzonte si intravedono pure le ciminiere delle tristemente famose acciaierie del capoluogo. Dopo un ultimo tratto in cui la salita si fa feroce, siamo nel centro del paese. Ci fermiamo al caffè della piazza del Municipio, quando usciamo ci viene incontro un ragazzo che ci chiede se siamo noi (i matti) che stanno facendo il cammino in bicicletta. Si chiama Giorgio (#partodamottola), ed è il referente per il cammino del posto, nonché bravo mtbiker, che è stato avvertito del nostro passaggio e ci stava cercando. Sta calando la sera e continua a piovigginare. Giorgio, fra le altre cose, ci dà alcune dritte per evitare le zone del percorso più fangose. Ci salutiamo calorosamente e, dopo un ultimo selfie, ripartiamo. Scendiamo dalla collina di Mottola su sentieri in mezzo alla campagna, ma una volta raggiunto l’asfalto decidiamo di proseguire direttamente verso Crispiano, evitando il passaggio su Massafra.
Infatti arriviamo a Crispiano che è ormai buio pesto, ci sistemiamo nel B&B Les Cicas e dopo una tranquilla cena in pizzeria, si conclude anche questa bella giornata, nonostante la pioggerellina che ci ha accompagnato per buona parte.
Giorno 5 - 65km / 900m D+
Partiamo abbastanza presto e, attraversato il centro, lasciamo Crispiano. Risaliamo una collina dove arriviamo ad un punto panoramico con la statua di Cristo Redentore, copia in scala ridotta di quella più famosa di Rio de Janeiro. Poi sempre per sterrate di campagna, fiancheggiamo diverse masserie e campi coltivati finché non entriamo nell’esteso bosco delle Pianelle. Ancora una bella salita e siamo al Centro Visitatori del Parco, purtroppo chiuso. Continuiamo in un continuo e divertente sali e scendi. Usciti dal bosco, ci dirigiamo, sempre per stradine di campagna secondarie, verso Martina Franca.
Arrivati in periferia, decidiamo di non entrare nella cittadina e continuiamo sempre sulla traccia verso nord. Intanto iniziamo a vedere nella campagna, sempre più numerosi, i caratteristici trulli. Passiamo per sentieri in un altro bosco (Riserva Naturale Bosco Selva) e arrivati in cima, scendiamo verso il centro di Alberobello. Inizia a piovere. Passando lentamente a fianco di comitive di turisti (chissà che ressa in estate!), costeggiamo chiese-trullo, negozi-trullo, bar-trullo, gabinetti-trullo, … tutto un mega tripudio trullesco. Naturalmente il paese è molto bello, anche se un po’ troppo turistico per i miei gusti. Lo giriamo in lungo e largo, scoprendo zone periferiche meno turistiche e, credo, più autentiche.
Ce ne andiamo che è già pomeriggio, dopo Coreggia, decidiamo di continuare su asfalto. Arriviamo a Locorotondo che è già buio. Saliamo nel bel centro storico, dove ci fermiamo belli zuppi a prendere un caffè in un elegante locale, cercando di non fare troppi danni. Poi facciamo un giro del centro tutto elegantemente illuminato a festa. Il centro di Locorotondo è molto bello e meriterebbe sicuramente più tempo, ma ormai è tardi e dobbiamo continuare.
Proseguiamo nel buio e sotto la pioggia e velocemente arriviamo a Cisternino dove decidiamo di fermarci per la notte presso il B&B Casa dei Nonni. Dopo cena smette di piovere, così riusciamo a fare un giro nel labirintico centro storico, pieno di locali affollati.
Giorno 6 - 85km / 700m D+
Oggi è l’ultimo giorno del viaggio, stasera dovremo essere a Brindisi per il treno di ritorno. La sera prima, al telegiornale, sentiamo che a Brindisi è stata scoperta una grande bomba della II Guerra Mondiale che dovrà essere rimossa a breve. Il nostro percorso ci farà passare proprio a fianco; che coincidenza, siamo partiti da Torino con la bomba e arriviamo con un’altra bomba, e così ci mettiamo a cantare “bomba o non bomba, noi arriveremo a Brindisi”.
Ci svegliamo, e fuori dalla finestra la giornata è splendida, nemmeno una nuvola, un regalo che il Cammino Materano ci fa per la nostra ultima tappa. Salutato il simpatico proprietario del B&B, ripartiamo su strade di campagna. I trulli iniziano a dare spazio a monumenti di altro genere: ulivi secolari che si incontrano sempre più di frequente. Arriviamo al Santuario di Sant’Oronzo, punto molto panoramico sulla sottostante piana letteralmente ricoperta da ulivi. La vista spazia fino alla costa e al mare.
Dal santuario scendiamo su un divertente single track in mezzo a muretti a secco fino alla piana. In breve siamo sotto la bella Ostuni, la Città Bianca. Risaliamo e ci fermiamo nella piazza municipale piena di gente, di turisti e di monumenti tra cui il Municipio, la Parrocchia di San Francesco d’Assisi e la Colonna di Sant’Oronzo. Poi ci spostiamo nel centro storico dove in cima è situata la bellissima Cattedrale di Santa Maria Assunta in Cielo. Visitata la Cattedrale usciamo attraversando vicoletti fra le case imbiancate a calce, in periferia riusciamo anche a vedere “al volo” un frantoio.
Siamo di nuovo in mezzo agli uliveti, e ci spostiamo veloci su stradine sterrate verso Carovigno. Quando arriviamo in paese, siamo affamati e per fortuna, nonostante siano quasi le 3 del pomeriggio troviamo un bel posto che ci serve delle fantastiche orecchiette. Non potevamo trovare di meglio per accomiatarci, speriamo brevemente, da questi stupendi sapori della cucina pugliese e lucana.
Dopo pranzo ripartiamo in direzione della nostra meta finale, sempre su stradine secondarie in mezzo alla campagna. Filiamo veloci, vogliamo arrivare con il giusto anticipo alla stazione. Superato il Castello di Serranova, siamo finalmente sulla costa del Mar Adriatico all’altezza di Posticeddu. Proseguiamo verso sud, oltrepassiamo Torre Rossa e Case Bianche, fiancheggiamo da un lato l’aeroporto e dall’altra Punta Penne e finalmente siamo a Brindisi.
Ci fermiamo al maestoso Monumento al Marinaio d’Italia di chiara epoca fascista, da lì la vista sulla baia di Brindisi e sul Castello Federiciano è spettacolare. Scendiamo la lunga scalinata e siamo in riva al mare, non ci resta che circumnavigare tutto il porto per spostarci sul versante opposto nel caratteristico centro storico, dove ci fermiamo ad ammirare la facciata della Cattedrale della Visitazione e San Giovanni Battista. Ancora pochi metri e siamo di fronte alla Colonne Romane, luogo dell’antico imbarco per la Terra Santa, punto iniziale della via Ellenica ma finale del nostro itinerario. Ci stringiamo in un abbraccio, abbiamo completato questa nostra piccola avventura senza grossi inconvenienti e divertendoci moltissimo.
Pensieri del ritorno
Ancora due colpi di pedale, attraverso le movimentate vie dello shopping di Brindisi e siamo in stazione, giusto in tempo per permetterci di impacchettare con comodo le bici e i bagagli. Il treno arriva puntuale e con un po’ di malinconia lasciamo questa bella e calorosa terra, che ci ha regalato un’ultima grande giornata.
Tirando le somme, questo viaggio è stato al di sopra delle nostre più ottimistiche aspettative, il percorso studiato splendidamente dagli amici di In Itinere ci ha permesso di scoprire molti aspetti di questo incantevole angolo d’Italia: panorami, natura, monumenti, vestigie del passato, paesi e città, storia e cultura, odori, sapori ma soprattutto incontri con persone simpatiche e cordiali che ci hanno trasmesso tutto il loro amore verso questa terra. Questo viaggio lo abbiamo percorso come ci eravamo prefissati, con rilassatezza e tranquillità, gustandoci ogni momento senza fretta. Una scelta che rifaremo sicuramente e che mi sento di consigliare, ma anche chi volesse percorrerlo mirando a una prestazione sportiva più importante, sono sicuro che ne rimarrà entusiasta come noi. Quindi, Cammini Materani grazie di tutto quello che ci avete donato ed arrivederci a presto.