Quest'anno BAM! si è spostato in montagna, e noi siamo andati a vivere questa splendida due giorni di bici, birra, zuppa, freddo e amicizia.
Testo e foto di Guido Gazzaniga
C’è una caratteristica che non è di sicuro mancata al BAM, e ad i suoi organizzatori, quest anno: la volontà. La volontà di mettersi in gioco e ripensare un evento che andava stravolto del tutto per riuscire a superare quello che la pandemia gli ha messo davanti. La volontà di saltare mille ostacoli, abbattere mille paletti e organizzare qualcosa che, diciamocelo, sarebbe stato molto più semplice non organizzare. Quanto sarebbe stato più facile rinviare tutto al 2021 come hanno fatto molti? Invece no, testardo e determinato il popolo del BAM si è andato ad arroccare i tra i monti quasi si volesse condividere tutti insieme le difficolta che hanno portato alla realizzazione di questo evento, anche se per i partecipanti l’unica difficoltà erano quei 1600 m di dislivello che li separavano dalla piana di Verona al rifugio Laussen, metri magistralmente coronati da un’ultima rampa micidiale che in molti, me incluso, hanno fatto a piedi.
Ma non son bastate la salita, la pandemia, le temperature tutt’altro che miti a fiaccare il clan del BAM, una volta in cima si era accolti come a casa, una sorta di natale anticipato senza troppe liturgie e senza quel cugino che non azzecca mai il regalo giusto. Dal momento in cui abbiamo piantato la tenda siamo stati catapultati in un mondo di viaggi fantastici attorno al globo, avventure rocambolesche e iniziative benefiche. Questo per citare solo alcuni dei racconti provenienti dal palco, che poi più che palco era una panchina di legno, mentre attorno pullulava (a debita distanza di sicurezza interpersonale) una massa di 500 appassionati viaggiatori ognuno con la sua storia: qualcuno che è arrivato a mezzanotte dopo 300 km perso nelle montagne, qualcun altro che di km ne ha fatti “solo” 70 ma raccogliendo tutta la plastica che ha trovato a bordo strada durante il tragitto. In fondo è proprio questa la bellezza di un incontro come il BAM, qualcosa che sembra di più un evento corale, un raggrupparsi casuale di persone prese dalle stesse passioni e mosse in uno stesso luogo da una mano invisibile. Ma la mano era tutt’altro che invisibile, anzi, con tempismo perfetto si manifestavano suonatori e zuppe di mezzanotte per riscaldare i più freddolosi mentre la mattina un’abbondante colazione a base di crepes locali, ammetto di non ricordare il nome e me ne scuso, marmellate casalinghe e caffè bollente riportava in vita chi come me si era presentato con un sacco a pelo troppo leggero in barba alle raccomandazioni.